giovedì 1 gennaio 2015

AMARE SIGNIFICA INCONTRARE - Campo regionale 27-30 Dicembre 2014

Le cose più belle sono veramente quelle inaspettate e per quanto mi riguarda, il campo regionale Gi.fra, è assolutamente da mettere nel contenitore “inaspettatamente meraviglioso”.
Sarà che il Signore ci mette sempre lo zampino e sarà anche il magnifico lavoro svolto da tutti i nostri organizzatori... fatto sta che vivere in famiglia per 4 giorni affrontando una tematica difficile e quotidiana come quella dell'”incontro”... a me ha fatto proprio bene al cuore!!
Mi porto dietro tantissimi ricordi tutti, ma proprio tutti tutti, assolutamente connessi con il tema portante del campo: l'incontro.
Volti vecchi, volti nuovi, volti stanchi, feriti o sereni... tantissimi visi che mi porto nel cuore e che per me hanno significato dei veri Incontri.
Si perchè dovete sapere che nella nostra vita sono più gli “incroci” che facciamo, rispetto agli “incontri”...
Ma cosa significa davvero incontrare?? Significa mettersi davanti all'altro, guardarlo negli occhi, interessarsi, volergli bene, aiutarlo, ascoltarlo sul serio! Mica facile eh?
E così noi cristiani siamo chiamati ad essere “incontro”: siamo ad immagine e somiglianza di Dio d'altronde che è “incontro” anche in se stesso!
Per non parlare del nostro caro Gesù che è il Dio-con-noi, il Dio che ci incontra nella carne e che si fa incontrare da tante persone lungo tutto il suo cammino!
E così, guidati dalla Parola, abbiamo affrontato incontri che viviamo nel quotidiano: quelli “in strada”, con i nostri compagni di università o di lavoro, con i nostri amici un po' più lontani, “in casa”, con la nostra famiglia naturale e “in sinagoga”, nelle nostre parrocchie e nelle nostre fraternità.
I discorsi da fare sarebbero tantissimi, ma voglio focalizzarmi solo su semplici parole che mi sono rimaste nel cuore:
-Stare: stare nel luogo dove Dio ti ha voluto e portare Misericordia. Difficile, eppure così bello. Stare nella tua situazione con tutto te stesso, stare nell'incontro, anche improvvisato con l'altro, con tutta la tua attenzione e la tua cura nei suoi confronti. Non giudicare, non creare disputa, fino a lasciare anche che l'altro, nella sua infinita libertà di creatura, possa farti del male. Stare. Stare e portare Misericordia. Misericordia.
-Stare nella famiglia glorificandola: dandole il giusto peso! La famiglia naturale ci è stata donata per una ragione, lo troviamo scritto nella Genesi: quella di lasciarla e così potercene andare verso una “nuova terra”, come Abramo. Insomma vedere mamma e babbo come un “prestito a tempo” e saperli quindi incontrare come esseri umani nostri pari, da cui un giorno dovremo per forza separarci.
-Stare nella parrocchia o nella Gifra nell'Amore. L'Amore sincero che non porta giudizio e maldicenza, l'Amore che solo può correggere l'altro, senza dare importanza al nostro piccolo e presuntuoso “io” che vorrebbe agire per suo misero conto e rimproverare gli altri per ragioni tutte sue. Approcciarci agli altri come creature volute da Dio e belle, aiutarle a fiorire con il solo intento di vederle felici e Amate. Difficilissimo, ma in famiglia è questo che si fa!
E allora stare insieme nell'amore diventa anche fare cose semplici come i biscotti, un presepe, rifare i letti degli altri e creare decorazioni per la casa. Bellissimo e Tenerissimo insieme.
Perchè Dio si è presentato al mondo, si è incontrato col mondo, nella Tenerezza. E se non abbiamo la Tenerezza nel cuore, nei nostri incontri, non si va proprio da nessuna parte.
Tenerezza, che porta Misericordia, che porta Amore, che porta il Signore che è tutto, che porta la gioia. Che Meraviglia!
Quindi, semplicemente, Amare! Mettere sempre al primo posto la persona, non per quello che fa, ma per quello che è: bellezza di Dio. Educare l'occhio a riconoscere l'ultimo, il fratello “paralizzato” che se ne sta “nella sinagoga” in silenzio, a cui serve il miracolo, proprio quel fratello che è al centro dell'attenzione del Signore, che deve essere anche la nostra attenzione! (difficile ma, come al solito, bellissimo). Ed infine (riflessione, questa, personalissima, chi mi conosce sa...) stare nella tranquillità delle braccia sicure del Signore, perchè solo nella tranquillità si realizza la dolcezza verso l'altro.
Un tripudio di Bello, e lo so, vi ho stancati con tutte queste cose... ma la bellezza è un trionfo di colori, ognuno dei quali porta un'emozione diversa!
E quindi il mio augurio più grande: vivere la famiglia, e l'altro, unicamente come dono; accettare ed amare i suoi limiti perché, come ci è stato ricordato, i nostri limiti non si superano, si affrontano solo se sono amati dall'altro. Allora, senza sentirsi il peso di un dito puntato, “magicamente” si assottigliano, dandoci la possibilità di andare oltre! Ma abbiamo bisogno dell'amore di un altro e questo non può essere sostituito da nessun'altra cosa!

 
Maestro, con i tuoi incontri mi hai insegnato che stare di fronte all'altro è difficile perché occorre cura, tenerezza, misericordia, amore, più “semplicemente”: Sapienza; ma se non sono io per primo ad eliminare quel “me stesso” presuntuoso che spesso e volentieri non mi permette l'incontro non potrà mai farlo nessuno al posto mio!
Che dire? Buon lavoro a tutti!!

Sara



PROVOCATION' TIME:

Non sarà mica l'ego l'unico nemico vero di questo universo?
Non sarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso? (N. Fabi)


 

Nessun commento:

Posta un commento