Le cose più belle sono
veramente quelle inaspettate e per quanto mi riguarda, il campo regionale
Gi.fra, è assolutamente da mettere nel contenitore “inaspettatamente
meraviglioso”.
Sarà che il Signore ci mette
sempre lo zampino e sarà anche il magnifico lavoro svolto da tutti i nostri
organizzatori... fatto sta che vivere in famiglia per 4 giorni affrontando una
tematica difficile e quotidiana come quella dell'”incontro”... a me ha fatto
proprio bene al cuore!!
Mi porto dietro tantissimi
ricordi tutti, ma proprio tutti tutti, assolutamente connessi con il tema
portante del campo: l'incontro.
Volti vecchi, volti nuovi,
volti stanchi, feriti o sereni... tantissimi visi che mi porto nel cuore e che
per me hanno significato dei veri Incontri.
Si perchè dovete sapere che
nella nostra vita sono più gli “incroci” che facciamo, rispetto agli
“incontri”...
Ma cosa significa davvero
incontrare?? Significa mettersi davanti all'altro, guardarlo negli occhi,
interessarsi, volergli bene, aiutarlo, ascoltarlo sul serio! Mica facile eh?
E così noi cristiani siamo
chiamati ad essere “incontro”: siamo ad immagine e somiglianza di Dio
d'altronde che è “incontro” anche in se stesso!
Per non parlare del nostro
caro Gesù che è il Dio-con-noi, il Dio che ci incontra nella carne e che si fa
incontrare da tante persone lungo tutto il suo cammino!
E così, guidati dalla
Parola, abbiamo affrontato incontri che viviamo nel quotidiano: quelli “in
strada”, con i nostri compagni di università o di lavoro, con i nostri amici un
po' più lontani, “in casa”, con la nostra famiglia naturale e “in sinagoga”,
nelle nostre parrocchie e nelle nostre fraternità.
I discorsi da fare sarebbero
tantissimi, ma voglio focalizzarmi solo su semplici parole che mi sono rimaste
nel cuore:
-Stare: stare nel
luogo dove Dio ti ha voluto e portare Misericordia. Difficile, eppure così
bello. Stare nella tua situazione con tutto te stesso, stare nell'incontro,
anche improvvisato con l'altro, con tutta la tua attenzione e la tua cura nei
suoi confronti. Non giudicare, non creare disputa, fino a lasciare anche che
l'altro, nella sua infinita libertà di creatura, possa farti del male. Stare.
Stare e portare Misericordia. Misericordia.
-Stare nella famiglia glorificandola:
dandole il giusto peso! La famiglia naturale ci è stata donata per una ragione,
lo troviamo scritto nella Genesi: quella di lasciarla e così potercene andare
verso una “nuova terra”, come Abramo. Insomma vedere mamma e babbo come un
“prestito a tempo” e saperli quindi incontrare come esseri umani nostri pari,
da cui un giorno dovremo per forza separarci.
-Stare nella parrocchia o
nella Gifra nell'Amore. L'Amore sincero che non porta giudizio e
maldicenza, l'Amore che solo può correggere l'altro, senza dare importanza al
nostro piccolo e presuntuoso “io” che vorrebbe agire per suo misero conto e
rimproverare gli altri per ragioni tutte sue. Approcciarci agli altri come
creature volute da Dio e belle, aiutarle a fiorire con il solo intento di
vederle felici e Amate. Difficilissimo, ma in famiglia è questo che si fa!
E allora stare insieme
nell'amore diventa anche fare cose semplici come i biscotti, un presepe, rifare
i letti degli altri e creare decorazioni per la casa. Bellissimo e Tenerissimo
insieme.
Perchè Dio si è presentato
al mondo, si è incontrato col mondo, nella Tenerezza. E se non abbiamo la
Tenerezza nel cuore, nei nostri incontri, non si va proprio da nessuna parte.
Tenerezza, che porta
Misericordia, che porta Amore, che porta il Signore che è tutto, che porta la
gioia. Che Meraviglia!
Quindi, semplicemente,
Amare! Mettere sempre al primo posto la persona, non per quello che fa, ma per
quello che è: bellezza di Dio. Educare l'occhio a riconoscere l'ultimo, il
fratello “paralizzato” che se ne sta “nella sinagoga” in silenzio, a cui serve
il miracolo, proprio quel fratello che è al centro dell'attenzione del Signore,
che deve essere anche la nostra attenzione! (difficile ma, come al solito,
bellissimo). Ed infine (riflessione, questa, personalissima, chi mi conosce
sa...) stare nella tranquillità delle braccia sicure del Signore, perchè solo
nella tranquillità si realizza la dolcezza verso l'altro.
Un tripudio di Bello, e lo
so, vi ho stancati con tutte queste cose... ma la bellezza è un trionfo di
colori, ognuno dei quali porta un'emozione diversa!
E quindi il mio augurio più
grande: vivere la famiglia, e l'altro, unicamente come dono; accettare ed amare
i suoi limiti perché, come ci è stato ricordato, i nostri limiti non si
superano, si affrontano solo se sono amati dall'altro. Allora, senza sentirsi
il peso di un dito puntato, “magicamente” si assottigliano, dandoci la
possibilità di andare oltre! Ma abbiamo bisogno dell'amore di un altro e questo
non può essere sostituito da nessun'altra cosa!
Maestro, con i tuoi incontri
mi hai insegnato che stare di fronte all'altro è difficile perché occorre cura,
tenerezza, misericordia, amore, più “semplicemente”: Sapienza; ma se non sono
io per primo ad eliminare quel “me stesso” presuntuoso che spesso e volentieri
non mi permette l'incontro non potrà mai farlo nessuno al posto mio!
Che dire? Buon lavoro a
tutti!!
Sara
PROVOCATION' TIME:
Non sarà mica l'ego l'unico nemico vero di questo universo?
Non sarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso? (N. Fabi)
Non sarà certo questo piccolo pronome il centro di ogni discorso? (N. Fabi)
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