Oggi tocca a Riccardo, che dopo il campo regionale a Torricella ha partecipato al campo regionale araldini in Sardegna!
Ci sono frasi che nella vita ritornano con una certa insistenza e frequenza. Tipo “Ho sonno” oppure “devo studiare”. La frase che ha accompagnato il mio viaggio verso la Sardegna da Giulia (la mia fidanzata) lo scorso 31 gennaio era certamente “Non ho voglia”.
Ci sono frasi che nella vita ritornano con una certa insistenza e frequenza. Tipo “Ho sonno” oppure “devo studiare”. La frase che ha accompagnato il mio viaggio verso la Sardegna da Giulia (la mia fidanzata) lo scorso 31 gennaio era certamente “Non ho voglia”.
Cosa
state pensando? No no no! Non è che non avevo voglia di vedere Giulia, anzi! Di
quello ne ero felicissimo! Però, per non fare un viaggio oggi e tornare domani
-31 dicembre/1 gennaio- ho dovuto prenotare un volo di rientro qualche giorno
più tardi, ed è quello che implicava il “non ho voglia”. Perché Giulia doveva
partecipare come responsabile al campo regionale araldini della Sardegna, dal
primo gennaio fino al 4.
Tante
volte nella mia esperienza di gifrino ho sentito parlare di araldini, di questo
grande collante fra gifra e ofs, di questa ricchezza che unisce la grande
famiglia francescana, ma mai avevo avuto la possibilità di vivere un momento
del genere con loro, i bambini.
lo striscione del campo: "L'araldino Fa-miglia su Miglia" |
Quindi
mi sono reso disponibile a fare quello di cui c’era bisogno, sperando (puah!
Illuso!!!) che mi fosse chiesto di dare una mano in cucina.
Quindi
eccoci, arriviamo io e Giulia, i fidanzatini tanto bellini che chissà come
faranno mai a stare insieme sull’asse Montepulciano-Cagliari, i soliti saluti e
baci riempiti di frasi preconfezionate “come stai? Tutto bene grazie te?” e
arriva Francesca che con un sorriso grande così mi dice su due piedi: - Avremmo
pensato di farti fare l’animatore e di stare con gli araldini, ti andrebbe?-.
–ehm.. beh sì certo!-. Entusiasta come il monco al quale hanno regalato il più
bel paio di guanti mi sono buttato in questo mare sardo. Sapete vero quanto è
bello il mare della Sardegna? Noi eravamo in montagna, ma è stato comunque un
tuffo bellissimo, splendido!
Ho
gustato la bellezza del dono che è la presenza dei bambini, la semplicità di
stare con loro a gambe incrociate seduto per terra, giocare insieme ad impatto
zero (unico materiale noi stessi); ho gustato il desiderio di paternità nel
fargli indossare il pigiamino e chiedergli –te li sei lavati i denti?- mentre
gli rimbocchi le coperte. Insomma, tanta roba.
Dopo
poche ore ti viene chiesto di metterti una tuta da meccanico (un misto fra pilota Ferrari e pompiere) e fare una
scenetta dove fingi di essere un marito arrabbiato con la moglie che scrive una
lettera a Gesù bambino per farla diventare come la vorrebbe veramente lui e non
è finita! Con una sorta di tunica bianca stile incrocio fra macellaio, chirurgo
e gelataio ho anche impersonato un compagno di Francesco in un’altra scenetta.
Padre
Fabio ha poi regalato grandi catechesi formato bambino (ma anche formato
animatore) e dalle risposte che senti da quelle vocine ti chiedi veramente: ma
io sono un animatore? Oppure forse prima di essere gifrino dovrei fare una
decina di anni di araldinato?
I
bambini custodiscono gelosamente e inconsciamente un tesoro enorme, che nemmeno
loro sanno di avere. Ed è questo il compito dell’educatore (ex-ducere),
condurre fuori, tirargli fuori con la tenerezza dei fratelli maggiori, tutta la
bellezza divina che si cela dietro a mucchietti d’ossa e moccio che cola dal
naso. Quanto si ha da imparare da loro in realtà!
Eccomi
qui adesso, a dire un sincero “grazie” perché ho potuto vivere un’esperienza
così bella e così formativa insieme a Giulia, aggiungendo un tassello a quel cammino
che desideriamo fare insieme e ad ascoltare ancora un’altra di quelle tante
frasi che tornano fin troppo spesso a ronzare in testa: FIDATI!
Riccardo
ps: ho un vago ricordo di circa un mese fa... quando nella relazione di fine mandato qualcuno (Tommaso) scrisse alla voce commissione araldini: [...]Pertanto invitiamo il prossimo consiglio a pensarci. Noi abbiamo cercato di aprire il cuore della fraternità a questa idea… ora bisogna allargare le braccia.
Ho sempre sentito dire che il Signore parla in tre modi: nella Parola, nelle persone e negli eventi della vita. Ai posteri l'ardua sentenza.
Ho sempre sentito dire che il Signore parla in tre modi: nella Parola, nelle persone e negli eventi della vita. Ai posteri l'ardua sentenza.
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